Il testamento by JOHN GRISHAM

Il testamento by JOHN GRISHAM

autore:JOHN GRISHAM [JOHN GRISHAM]
La lingua: eng
Format: epub
Tags: Romanzo
pubblicato: 2010-07-28T22:00:00+00:00


Quando Nate aprì la zanzariera e strisciò fuori dalla tenda, Jevy si stava lavando nel fiume. Lo vide immerso fino alla vita in un'acqua che sembrava molto più limpida che in tutto il resto del Pantanal. Si sgranchì i muscoli della schiena e delle gambe, tutti indolenziti, e si sentì addosso il peso dei suoi quarantotto anni. Aveva ancora i lividi dell'atterraggio di fortuna, e dormire in barca e poi per terra non era stato un toccasana.

"Sono messo male" mormorò fra sé. "Ho fame. Non ho carta igienica." Si piegò con cautela fino a toccare la punta dei piedi mentre recitava il suo mesto inventario.

Ma era un'avventura, diamine! Era tempo che tutti gli avvocati affrontassero il nuovo anno risoluti a fatturare di più, ottenere verdetti più clamorosi, ridurre la percentuale di guadagni da lasciare allo studio, portare a casa più soldi: questi i propositi che si ripeteva tutti gli anni e che adesso gli sembravano sciocchezze.

Con un po' di fortuna quella sera avrebbe dormito nella sua amaca, cullato dal vento, dopo una tazza di buon caffè. Non ricordava di aver mai desiderato tanto un piatto di riso e fagioli neri. Jevy tornò alla tenda nel momento in cui dal villaggio sopraggiungeva un drappello di indios. Il capo voleva vederli. «Desidera che mangiamo il pane insieme» annunciò Jevy mentre s'incamminavano.

«Il pane mi va benissimo. Chiedigli se hanno anche uova e pancetta.»

«Mangiano molta carne di scimmia.» Sembrava che non stesse scherzando. Ai margini del villaggio un gruppo di bambini aspettava di dare un'occhiata ai forestieri. Nate rivolse loro un sorriso forzato. Non si era mai sentito così bianco in vita sua e aveva una gran voglia di essere accettato. Alcune delle madri lo spiarono dall'interno della prima capanna. Quando lui e Jevy raggiunsero l'ampio spiazzo comune, tutti si fermarono a fissarli. I piccoli fuochi davanti alle capanne si andavano spegnendo; la prima colazione era finita. Sui tetti il fumo stava sospeso come nebbia e rendeva ancora più afosa l'aria umida. Erano passate da pochi minuti le sette e già

faceva molto caldo.

Chi aveva progettato il villaggio aveva lavorato bene. Tutte le dimore erano perfettamente quadrate e avevano tetti di paglia dalle falde molto inclinate che scendevano fin quasi al suolo. Avevano dimensioni diverse, ma identica struttura. Erano disposte in un anello ovale e si aprivano su un'ampia spianata centrale, la piazza del paese. Al centro c'erano quattro costruzioni più grandi, due circolari e due rettangolari, anch'esse con la copertura di paglia. Il capo li stava aspettando. Come prevedibile, la sua era la capanna più

grande del villaggio. E lui era l'indio più grosso del gruppo. Era giovane, senza le profonde rughe sulla fronte e la pancia gonfia di cui andavano orgogliosi i più anziani. Lanciò a Nate uno sguardo che avrebbe fatto venire i brividi a John Wayne. Un guerriero anziano fece da interprete e in breve Nate e Jevy furono invitati a sedersi accanto al fuoco, dove la moglie nuda del capo stava preparando la colazione.

Tutte le volte che si chinava, le dondolavano i seni, e il povero Nate non poteva fare a meno di sbirciare, anche se solo per un attimo.



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